6 Settembre 2015 – ore 23:00
Eh già… Domani è il giorno X.
Domani è il primo giorno di asilo di Andrea. L’inserimento durerà solo due ore ma questo basta per mandarmi in tilt.
Sì, lo so, va all’asilo mica parte per studiare all’estero.
Sono consapevole che l’asilo la scuola materna sia una cosa bellissima, i bambini giocano e imparano, ma sono anche convintissima che la fase 0-3 anni sia la fase più bella ed impegnativa per ogni bambino e per ogni genitore e quello di domani è il giorno che chiuderà questa fase.
Ho messo al mondo mio figlio tre anni fa e da quel giorno per scelta e per necessità è sempre stato con me.
Penso di averlo portato dappertutto: al supermercato, in posta, in banca, dal commercialista, all’ospedale, alla casa di riposo, dal medico, in farmacia, in ufficio, dal fiorista, a scuola….
Dappertutto.
E domani arriva la fase del distacco.
“Evvabè!” mi dicono “Farai le cose con tutta calma, pensa a quando ti lamentavi perché dovevi sempre portarlo dietro!”.
Verissimo. Negli ultimi anni ho ripreso ad odiare come non mai le scale (impossibili col passeggino), le botole delle banche, il carrello del supermercato (che quando conteneva l’ovetto non conteneva nient’altro) e i parcheggi (perché quando ti parcheggiano alla distanza di 30 cm dalla portiera mettere l’ovetto sul sedile diventa un’impresa!) però lui era con me. Sempre con me, con i suoi sorrisi, con i suoi capricci e anche nei momenti più difficili.
E adesso questa cosa mi mette nostalgia, una grandissima nostalgia che nelle ultime due ore mi ha ammutolita.
E allora, all’ennesimo “Stasera a letto presto perché domani si va all’asilo” mi sono chiusa in bagno e, cercando di trovare aiuto nella respirazione e nel mantra “La scuola materna è una cosa bellissima”, ho pulito i pennelli del trucco, ho risistemato i rossetti e gli ombretti, ho lavato i denti, ho raddrizzato il tappeto (circa 5-6 volte) e ho ripiegato gli asciugamani sugli stendini.
Una volta uscita dal bagno alla frase “Domani mi sa che non sarà semplicissimo per lui”, sono rientrata e aiutata ancora dal mio mantra “La scuola materna è una cosa bellissima” ho raddrizzato il contenitore del poutpourri, ho sistemato il ciuffo di pizzo del soprammobile, ho risistemato il tappeto altre 3-4 volte, ho allineato al millimetro i profumi, ho spolverato la mensola e sciacquato la doccia.
Una volta uscita dal mio ordinatissimo bagno ho fatto la cosa più giusta: ho mandato a quel paese mio marito e le sue massime. 😀
Ed ora eccomi qua a tentare di focalizzare il fatto che la scuola materna sia veramente un’esperienza bellissima e che un’altra fase meravigliosa della vita di mio figlio sta per iniziare.
Adesso accendo la TV e cerco un programma comico che mi sollevi il morale: mi sento come se mio figlio partisse domani per studiare all’estero. A tre anni.
Coraggio! Uno dei miei primissimi ricordi riguarda proprio quando mia nonna mi parlava dell’asilo: ne parlava positivamente, dipingendomelo come una cosa bella, e io ci sono sempre andata contenta, così come a scuola! 🙂
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Ho sempre parlato bene dell’asilo a mio figlio ma purtroppo l’impatto è stato tremendo, eravamo entrambi disperati… 😀
Comunque dopo un paio di giorni si è convinto della cosa! Spero vada avanti così! 🙂
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In bocca al lupo ad entrambi! Immagino che una mamma il distacco lo senta proprio a livello “viscerale” e il bambino idem! Ma è una fase da superare!
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Cara! E’ una sensazione che abbiamo provato tutte, un momento che non dimenticherai nemmeno quando, davvero, partirà per l’estero, il primo vero distacco. L’hai messo al mondo, da un poppante ne hai fatto un bambino, un bel bambino pronto per camminare da solo (a piccoli passi …). Sto cercando di farti arrivare tutta la mia solidarietà, io che i figli ormai li ho grandi, ma anche l’invito a vivere pienamente questo momento, ansia inclusa: è la vostra storia. Ti abbraccio e, vedrai, domani sera sarà già più facile.
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Grazie mille per le bellissime parole!!! Mi hanno fatto molto piacere! 🙂
Ps. È vero, già il giorno dopo è stato tutto più facile!
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